Chiese di Salino

Chiesa di Santa Caterina D’Alessandria

Salino

La consacrazione ha luogo nel 1872.
Collocata a valle del borgo su uno spazio cintato, la chiesa si sviluppa con orientamento nord-sud.
Ad ovest è addossata una torre campanaria, simile a quella di Dierico, che si rifà ad un impianto più antico.

Il carattere stilistico dell’edificio è un neoclassico tardo settecentesco.
Presenta una navata alta e profonda con due altari laterali opposti, dedicati a S. Biagio e S. Lucia, una pala con caratteri pittorici vicini a Silvestro Noselli; e un susseguirsi di lesene, su basamento modanato con richiami classicheggianti e cornice perimetrale. Il presbiterio irregolare si trova ad ovest, rialzato di due gradini, e si apre sulla sacrestia a due livelli.

© Testo da patrimonioculturale.regione.fvg.it

Santuario della Madone dal Clap

Castoia

Dal monte Tersadia scende verso Castoia un ruscello che viene chiamato Malmedili. Un tempo, raccogliendo le acque della montagna, il torrentello era spesso in piena e trascinava a valle arbusti e detriti; solo un sasso rimaneva saldo e immobile lungo il suo corso finchè un abitante della borgata di Castoia, incuriositosi, volle osservarlo da vicino e, con meraviglia, vi trovò incisa l’immagine della Vergine col Bambino. Pensò, allora, di rimuovere il sasso, alto m. 1,10 e largo 65 centimetri, per collocarlo in una vecchia ancona, poco distante dal luogo in cui oggi si trova il Santuario.  Da questo fatto straordinario deriverebbe la denominazione di “Madone dal Clap”.

Nel 1855, un certo Daniele Lenassi da Salino (comune di Paularo), ammalato di tumore, si affidò alla Madonna del Sasso rinvenuta sul monte Castoia e guarì. Riconoscente, il Lenassi ingrandì la nicchia costruita provvisoriamente. Si racconta che un altro uomo di Rivalpo, cieco, riacquistò la vista davanti all’immagine della Vergine. Altre persone ammalate e inferme, devote della “Madona dal clap”, riebbero la salute.

Il ripetersi di queste prodigiose guarigioni suscitò tra gli abitanti di Paularo, Salino e Trelli accese rivalità nel contendersi l’appartenenza del Clap miracoloso.

Negli anni 1878-1880, il curato di Salino, don Luigi Tomat, fece esaminare l’immagine raffigurata sul sasso del “Malmedili” da un canonico inviato dalla Curia. Questi definì l’incisione non opera umana. Venne così deciso di trasformare la nicchia in una chiesetta. La popolazione del luogo, con il consenso del Sindaco, provvide a trasportare da Salino fino sul monte, con notevoli fatiche, il materiale occorrente.

Il disegno fu fatto dal medesimo ingegnere che progettò la chiesa di Salino. Le tegole vennero costruite in località Pecol di Cjavalòt. Nel 1927 venne costruita la sacrestia e negli anni 1928-1930 l’atrio esterno, su disegno di Luciano Del Moro di Salino. La chiesetta fu dedicata a Maria Ausiliatrice.

Nel ventennio successivo, a più riprese, l’edificio fu ampliato e affrescato dai pittori Monai di Nimis e Bellina di Paularo; venne altresì ampliato il piazzale con la costruzione di due muraglioni, dell’acquedotto, della fontana, del tetto e del pavimento dell’atrio e la realizzazione di altre opere, quali la ricoloritura dell’altare, la tinteggiatura di tutta la chiesa sotto il cornicione, il rifacimento della stradicciola dalla borgata di Castoia al Santuario.

Il quadro raffigurante la battaglia di Lepanto, sopra la porta principale della chiesa, è opera del pittore locale Antonio Ferigo; il dipinto raffigurante la scena dell’Annunciazione, situato sopra l’altare, è di Giacomo Monai, mentre la raffigurazione del Cristo morto in grembo alla Vergine è stata eseguita da Giacomo De Cillia di Treppo Carnico (Ud).

Le varie fasi riguardanti la costruzione della chiesetta sono state seguite con particolare zelo dal vicario di Salino don Giuseppe Gubiani.

Una particolare citazione è doverosa per quanto ha fatto l’ultimo parroco di Salino don Luigi Bordignon, scomparso il 25 agosto 1998, soprattutto dopo il terremoto del 1976, che si occupò anche della costruzione della strada che da Trelli porta al Santuario della “Madone dal Clap”.

Da parecchi anni, il 24 maggio, sul monte Castoia si ritrova la gente della Carnia che giunge in pellegrinaggio da Paularo, Dierico, Arta, Zuglio, Sutrio, Cercivento, Paluzza, Treppo, Ligosullo, Valle e Rivalpo, Lovea e da altre località.
Il Santuario rimane aperto da maggio a ottobre. In questo periodo, ogni sabato alle ore 8,30 viene celebrata la S. Messa. Ma la festa devozionale più sentita rimane il 24 maggio, entrata ormai nella tradizione e nella religiosità della gente della Valle d’Incarojo e delle zone limitrofe.
Il primo sabato di agosto, a partire dall’anno 2000 (anno santo) si svolge il pellegrinaggio partendo in processione da Trelli alle ore 9.30 per raggiungere il santuario ove viene celebrata la S. Messa.

© Testo da santuaritaliani.it

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