OMELIA NELLA MESSA DI APERTURA DEL GIUBILEO 2025 (29 DICEMBRE 2024)29-12-2024
Celebriamo oggi, nella prima domenica dopo il Santo Natale, la Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe: Dio Padre ha voluto per il Suo Figlio Unigenito, il Verbo eterno fatto uomo per la nostra salvezza, il calore, l’affetto, la premura di una mamma e di un papà, affinché fossero il modello di ogni vera famiglia umana.
L’evangelista Luca, dopo aver rappresentato nella notte del Santo Natale i primi passi di questa famiglia, oggi ci rende partecipi di un passaggio decisivo della vita di Gesù e dei suoi genitori. L’episodio narrato da Luca segna infatti una netta linea di demarcazione tra un prima ed un dopo: è la prima volta che Gesù si muove, agisce, parla, si presenta come soggetto distinto dai suoi genitori all’interno del nucleo familiare in cui è cresciuto e continuerà a crescere.
Con buona pace dei sociologi, degli psicologi, dei pedagogisti di ogni tempo, questa non può essere annoverata come una delle innumerevoli crisi o ribellioni adolescenziali che da sempre caratterizzano la storia dell’umanità, talvolta con dolore e preoccupazione. È un modello di famiglia che ci viene offerto in modo provvidenziale oggi, all’inizio di un anno giubilare che ci è donato perché come singole persone, come famiglie, come comunità cristiane, cresciamo nella fede in Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, nostro Salvatore e per questo viviamo come “pellegrini di speranza”!
Il contesto dell’episodio è proprio un “pellegrinaggio” religioso: Maria e Giuseppe con Gesù, in occasione della Pasqua ebraica, si recano in pellegrinaggio a Gerusalemme con parenti e conoscenti, manifestando così che la loro vita è ritmata dagli eventi fondativi della fede del popolo di Israele: la loro vita è tutta impregnata del rapporto di fiducia, abbandono, amore, obbedienza al Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe. In loro non c’è schizofrenia fra la vita quotidiana, con i suoi impegni, responsabilità, fatiche, desideri, relazioni e l’esperienza di Dio! Tutta la loro vita è impregnata del gusto e del profumo della fede.
Chiediamoci, all’inizio di questo anno giubilare: che cosa sta dettando il ritmo delle nostre vite, delle nostre famiglie e comunità?
Credo che quest’anno giubilare sia un’occasione da cogliere per cercare, con l’aiuto della Grazia, di “fare unità” tra la dimensione contemplativa e quella attiva della nostra vita. I nostri gesti, le parole, le decisioni, gli stili di vita dovrebbero essere sempre più espressivi di quei valori spirituali e morali in cui crediamo. Gli stessi che le tradizioni di questa terra ci hanno trasmesso.
In questo episodio del Vangelo si comprende anche un altro elemento: Maria, Giuseppe e Gesù sono parte di una comunità fatta di parenti e conoscenti, nella quale Gesù può muoversi con fiducia e libertà. Sarebbe bello se in quest’anno giubilare si potessero rinsaldare le relazioni all’interno delle nostre famiglie, delle nostre comunità cristiane, dei nostri territori, affrontando con libertà e coraggio i pregiudizi, i – sempre possibili – conflitti legati alle diversità, i timori che le nostre aspettative vadano deluse, le comprensibili resistenze per le offese procurate e ricevute. Grazie allo Spirito Santo noi siamo portatori, infatti, della speranza che, come per l’evento pasquale, la vita può sgorgare ancora dopo la morte, il perdono dopo il tradimento, il dialogo e la pace dopo la guerra!
In questo episodio, descritto con tanta cura dall’evangelista Luca, è avvenuto qualcosa di non previsto: nel viaggio di ritorno verso Nazareth, alla fine della prima giornata non si trova più Gesù! Senza avvertire nessuno, in piena autonomia, Gesù ha lasciato il gruppo di conoscenti e familiari dove Maria e Giuseppe credevano si trovasse: erano fiduciosi, era “sempre stato così”. Inizia così la ricerca, comprensibilmente angosciata, di questo preadolescente che viene ritrovato nel Tempio che parla con i dottori. Cosa stava facendo? Li stava ascoltando. Lui, il Figlio di Dio, è capace di ascolto, sa che è necessario. E poi li interroga per conoscere, per sapere, per ascoltare ancora.
Chissà lo stupore e la meraviglia di Maria e Giuseppe! Quel figlio che solo loro sapevano essere Figlio dell’Altissimo ma che, fino ad allora, non aveva manifestato nulla di diverso dagli altri ragazzi, ora li stupiva con la sua “sapienza”. E ancora maggiore stupore suscitò in loro quando, interrogato sul senso del suo allontanamento dalla carovana senza avvertire, fu Lui ad interrogarli: «Non sapete che devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Gesù sta così dicendo a Maria e Giuseppe: “la mia identità è altrove: alla radice della vostra disponibilità ad essere madre nella carne e padre putativo, è nella relazione con Dio, mio Padre nella missione che Lui mi ha affidato!”
La Parola di Gesù fa fare un salto di qualità a Maria e Giuseppe, che ancora una volta sono chiamati a sintonizzarsi con la volontà di Dio più che sulle loro aspettative, per comprendere il senso della loro vita e della missione loro affidata.
In quest’anno giubilare credo anche noi siamo chiamati a lasciarci stupire da Gesù, dalla Sua Parola!
In quest’anno giubilare credo che, come Maria e Giuseppe, anche siamo a fare un salto di qualità per ricomprendere qual è il senso della nostra vita e della missione che il Signore vuole affidare a ciascuno di noi, ognuno nel proprio stato di vita, ma ognuno come figlio obbediente per amore alla volontà del Padre, come Gesù, Maria e Giuseppe.
Maria, dice l’evangelista, non comprese immediatamente la risposta di Gesù: anche lei ha dovuto fare un cammino di fede, un percorso con tanti momenti bui. Questo cammino ha avuto il suo culmine nella partecipazione al mistero pasquale di Cristo, quando ha finalmente potuto capire il senso dell’annuncio dato dall’angelo, davanti a Suo Figlio glorificato nella Risurrezione dai morti.
Maria ha custodito tutto questo meditando nel suo cuore, coltivando nell’angoscia e nella tribolazione la Speranza di una chiarezza che sarebbe venuta più tardi: e la sua speranza non è stata delusa!
Il Giubileo sarà per tutti noi un anno di Grazia in cui potremo fare lo stesso pellegrinaggio di fede di Maria e Giuseppe. Nella misura in cui anche noi cercheremo Gesù con tutti noi stessi, ci lasceremo meravigliare da Lui, obbediremo alla Sua Volontà nella missione a noi affidata, neppure la nostra Speranza sarà delusa!
Meditando la sua Parola nel nostro cuore, siamo chiamati a contagiare tutti i fratelli e le sorelle che faranno questo pellegrinaggio con noi.